giovedì 20 dicembre 2018

#5

Ieri PoraMamma ha raccontato un pezzetto della sua storia di madre.
Molte delle sue amiche hanno raccontato le loro esperienze.
Incredibile come siano tutte così simili. 
Molte di noi si sono trovate davanti medici e infermieri incapaci di capire il nostro disagio, desiderosi solo di mandarci via in fretta, giudicanti, spesso arroganti e completamente privi e prive di empatia.

"Non sei capace"
"Non sei in villeggiatura"
"La bambina non cresce, ma la fa mangiare?"
"Tutte le donne hanno il latte"
"Su, su, ci sono passate tutte"

Anche questa è violenza. 
Una violenza subdola e infame su una donna che sta vivendo un momento difficile, particolare, a volte spaventoso e che spesso teme che tutto sarà solo sulle sue spalle, che non riavrà mai la sua vita, che dovrà abbandonare i suoi interessi, che dovrà negare i propri desideri.

Una violenza troppe volte agita da chi invece dovrebbe aiutarci, indirizzarci, consigliarci e supportarci.

È facile, a tragedia avvenuta, parlare di depressione post-partum. 
Ma prima? Perché prima non veniamo ascoltate? Perché è così difficile per una donna chiedere aiuto? E soprattutto, perché così spesso quelle richieste di aiuto vengono ignorate, quasi fossero capricci di una che non aveva capito bene quanto sarebbe stato faticoso?

La società ci vuole madri perfette, capaci di conciliare lavoro, casa, prole.
Madri sempre in secondo piano, sempre pronte a sacrificarci per i nostri figli e figlie.
E quando non ci riusciamo, quando diamo segni di cedimento, allora quella stessa società che ci ha raccontato la bellezza di essere madri dal giorno in cui ci è stata regalata la prima bambola, la sola condizione che davvero ci appartiene in quanto donne, ci lascia sole.

Chiudono i consultori, gli ambulatori, i centri di ascolto. 
E le donne sono lasciate sole con le loro paure, le loro ansie, le loro difficoltà. 
Le più fortunate di noi hanno accanto compagni e compagne, mariti e mogli, amiche e amici, la famigila. 
Alcune di noi sono capaci di chiedere aiuto e hanno la fortuna di essere ascoltate. Io ho avuto questa fortuna.
Altre no.

E poi tutt* a piangere leggendo di una tragedia come quella di Roma. E a giudicare, maledire, insultare una madre che "se era un animo così fragile allora non avrebbe dovuto fare figli", come recita uno dei tanti commenti di merda letti oggi su Twitter.

Sono devastata dal dolore per quella donna.

#4

Una donna, mamma di due gemelle,  si è gettata nel Tevere. Forse con le sue bambine, le stanno cercando.

Non oso immaginare il dolore di questa donna. Penso alla solitudine, all'angoscia e alla disperazione che possono prendere ciascuna di noi e per lei provo solo un'enorme compassione. Partecipo del suo dolore, lo sento anche mio.
Lo so quanto ci si possa sentire inadeguate, non capaci, non abbastanza.

Alla prima visita auxologica la neonatologa con la quale disgraziatamente devo seguire il follow up per i miei figli, alle mie parole sulle difficoltà che stavo incontrando nella gestione in solitaria dei gemelli rispose che avrei dovuto allattarli al seno e a richiesta.
Le dissi che non ero in grado, che sarei impazzita, che non ce la facevo. Rispose: "della sua salute mentale non mi interessa. Non ha una madre o una sorella che la aiutano?"
"Mia madre è morta e sono figlia unica."
"E vabbè."

Fortunatamente non sono incline alla depressione.

Ma ho pianto appena arrivata a casa e mi sono sentita la peggiore delle madri.

Penso a quella donna e mi sale una rabbia indicibile.

E il primo pensiero quando ho letto che le bimbe sarebbero state mesi in TIN è stato "speriamo che almeno non abbia incontrato anche lei quella stronza maledetta."

mercoledì 19 dicembre 2018

#3

PoraMamma ieri un anno fa ha saputo dalla flussimetria che c'era uno "scarso accrescimento nel secondo gemello". 
Ora, non si ricorda cosa c'era scritto sul referto, ma il medico che le ha fatto l'esame questo ha detto, aggiungendo che "po' esse tutto e po' esse niente. Io da medico te dico fatte ricovera', così controllano e in caso partorisci". 
E infatti è andata proprio così.
La sera successiva PoraMamma e marito sono andati a mangiare fuori, hanno scelto i nomi della prole e la mattina si sono presentati al Policlinico. Bla bla bla, ricovero, bla bla bla, cesareo, bla bla bla. 
Questa la racconto un'altra volta.

È che stamani mentre passeggiava col cane al freddo e al gelo, PoraMamma ha pensato con nostalgia alla sua amica. 
Erano proprio amiche, PoraMamma e la sua amica, si conoscevano da poco in verità, però si erano trovate subito. 
Andavano al mare, a vedere la Roma, a fare spanzate di sushi, al cinema, al pub e alle manifestazioni. Si scrivevano tutti i giorni e insomma, sì, erano proprio amiche.

Poi se l'è persa più o meno a settembre 2017, mentre lei stava a letto dopo l'amniocentesi (due buchi, signore, DUE. Immaginate la gioia e il gaudio).

PoraMamma aspetta che la sua amica la vada a trovare da allora, glielo aveva detto "passo a trovarti". Il loro ultimo messaggio è di febbraio scorso e l'ultima volta che si sono incontrate si sono fatte a mala pena "ciao ciao" con la mano, come due estranee.

PoraMamma ormai non è più triste per questa cosa, ora le gira proprio il culo.
Più che altro PoraMamma non riesce a capire cosa sia successso. 
Ci ha provato, eh. Sicuro deve aver fatto qualcosa, ma davvero non riesce a pensare a cosa. 

Niente, stamani PoraMamma c'ha il momento nostalgia.
Passerà appena riuscirà ad andare a fare colazione al bar.

 



lunedì 17 dicembre 2018

#2

Stamani la sveglia di PoraMamma è suonata alle 5.50.
Latte alla prole, lavaggio, vestizione, caffè, sigaretta, uscita col cane. 
Si è pure truccata. 
E però il motorino non è partito. PoraMamma l'ultima volta non si è fermata dal benzinaio perché pioveva. "La metto lunedì quando esco", si era detta.
PoraMamma ha smadonnato un (bel) po', poi è andata a passo svelto alla fermata del tram.
Ha preso quello, il treno e poi il bus e finalmente ha timbrato il cartellino alle 8.27. 
Nemmeno il tram pieno come un carro bestiame le ha rovinato la mattina.

PoraMamma oggi è tornata al lavoro dopo 380 giorni!

Mai, mai, mai, mai PoraMamma avrebbe pensato di entrare in ufficio leggera e sorridente.
Finalmente circondata di adulti!
Persone che vanno al bagno da sole e non devono essere pulite dopo aver fatto la cacca! Persone che mangiano senza bisogno di essere imboccate! E una collega ha pure portato uno dei castagnacci più buoni che PoraMamma abbia mangiato da anni, pareva quasi quello di Nonnetta, ma mancavano i pinoli.

PoraMamma è contenta.
PoraMamma non ha passato le poche ore in ufficio a pensare trepidante alla prole, ma si è goduta la giornata.
Al ritorno PoraMamma è andata dal benzinaio, ha riempito la tanica ed è andata a fare la spesa senza nemmeno un minimo accenno di senso di colpa.
PoraMamma ha molto bisogno di riprendersi un pezzettino di vita e non vede l'ora di riuscire ad andare in piscina, al cinema, allo stadio.

È tornata a casa, i bimbi erano ancora svegli, le hanno sorriso, hanno mandato baci e poi sono andati a dormire. 
E PoraMamma ha mangiato una pizza rossa buonissima, ha bevuto una Peroni e aspetta che si sveglino per stare con i figli, di certo molto più rilassata.

(Si è fatta fuori pure qualche Raffaello, ma quella è un'altra storia.)

venerdì 14 dicembre 2018

#1

Io evidentemente non ci sono portata.

Scherzando (?) dico che quello che mi manca è lo "spirito di sacrificio", la realtà è che non voglio e non sono in grado di fare la madre a tempo pieno. 
Ovvio che li amo, li ho voluti tanto e ho faticato per averli, ma davvero ci sono momenti (giorni, settimane) in cui un sonoro "chi cazzo me lo ha fatto fare" riecheggia potente nella mia testa.

Sono stanca.

È più di un anno che non lavoro, sono andata sotto ispettorato dieci giorni prima della maternità obbligatoria: andare in ufficio coi mezzi e la pancia di gemelli era diventato troppo faticoso. Speravo -ingenuotta ottimista- di godermi il mese che mancava a parto, passeggiate col cane, penniche sul divano, serie tv e libri. E invece pochi giorni dopo la flussimetria ha riscontrato uno scarso accrescimento in un gemello e quindi cesareo d'urgenza.

La faccio breve: quasi due mesi in TIN, con tutto quel bel portato di ansie e paure correlate.

Poi finalmente a casa.

Per i primi due mesi è andata anche benino. Ero sola, ma più o meno si gestivano. Poi si sono "svegliati" e io sono crollata. 

Da allora ci sta sempre qualcuno in casa per aiutarmi. Ed è una bella rottura non essere mai davvero sola.
Ci sono madri più brave di me, io sola non riesco a nutrirli, lavarli, uscire. 
Quindi quel poraccio di mio padre è costretto a fare il nonno a tempo pieno. 
Mia mamma è morta anni fa e mai come in questo periodo ho sentito la sua mancanza. So che lei avrebbe capito tutte 'ste paranoie e insicurezze che ho.

Le ultime settimane sono state un inferno, tra bronchiolite, aerosol e cacarella (dove due cosi così piccoli possano tenere tanta merda rimane un mistero).

Ho passato un'intensa notte a piangere seduta per terra in salotto mentre uno dei due (non) dormiva sul divano.

Ci sono momenti in cui mi sento profondamente inadeguata, incapace e pure un po' arida.
Non ho quel trasporto che ci si aspetta dalle madri, che nell'immaginario collettivo (sarà una cosa solo italiana o è comune in tutto il globo?) deve essere sempre pronta a sacrificarsi col sorriso per la prole, mettendo se stessa e tutto il resto in secondo piano.

Sono fatta così, è il mio carattere, non sono una dai grandi slanci affettivi, né un'amante delle smancerie e certe volte mi chiedo se questo lato del mio - pessimo - carattere sia compatibile con la maternità. 

Tempo fa lessi un articolo che raccontava di donne pentite di aver fatto figli e mi domando se potendo tornare indietro lo rifarei.

Magari ha ragione chi mi dice che è una fase, che andrà meglio con la crescita dei bambini e che si tratta "solo" di stringere "(ancora di più?!) i denti.

Mado, ci mancava un blog lamentoso di un madre inadeguata.